Dottorati di ricerca

Dottorati di ricerca in aumento, ma siamo pronti?

Secondo una stima di Talents Venture, nel 2024 conseguirà il dottorato un numero di studenti del 46% maggiore di quelli che l’hanno ottenuto nel 2021. Il sistema è pronto per accogliere questi professionisti?

Il dottorato di ricerca è tema di grande attualità: i policy-maker, anche grazie alle previsioni del PNRR, promuovono con forza la diffusione di questo percorso, e il numero di nuovi dottorandi aumenta repentinamente. Tuttavia, permangono alcuni profili di criticità che chiedono di essere affrontati.

Per questo motivo, il giorno 19 maggio 2023, all’interno del Webinar dedicato alla banca dati Discovery di Talents Venture, saranno mostrati i risultati principali di un’analisi dal titolo “Dottorati di ricerca – Numeri in crescita. Ma siamo pronti?”.

L’incontro si è svolto su Zoom il 19 maggio alle ore 11 ed è possibile rivedere la registrazione dalla pagina Discovery del nostro sito.

Perché è importante parlarne

Il dottorato di ricerca oggi raccoglie intorno a sé un interesse senza precedenti. Infatti,

  • I policy-maker, con un’ampia produzione normativa, si impegnano per assicurare ai percorsi di dottorato elevati standard qualitativi e più efficaci connessioni con il tessuto produttivo;
  • Le imprese godono di importanti vantaggi fiscali quando interessate a partecipare al finanziamento e alla formazione di un dottorando.

“I dottorati sono uno strumento insostituibile di trasmissione del rigore accademico e degli strumenti della ricerca scientifica a un tessuto produttivo che ha bisogno di capacità innovativa. In questo contesto, i numeri dei dottorati crescono al punto che nel 2024 potrebbe arrivare a conseguire il titolo di dottorato un numero di studenti del 46% maggiore di quelli che l’hanno ottenuto nel 2021.

Tuttavia, dai dati emergono alcune condizioni di contorno su cui lavorare, dal grado di soddisfazione degli studenti (un dottorato su tre non rifarebbe esattamente lo stesso dottorato che ha appena concluso), alle ambizioni professionali degli studenti: solo il 15% dei neo-dottori ambisce a ricoprire una posizione di alta professionalità slegata dalla ricerca accademica alle dipendenze del settore pubblico o privato”, dichiara Pier Giorgio Bianchi, CEO e Co-Founder di Talents Venture.

I risultati principali

Il Report “Dottorati di ricerca – Numeri in crescita. Ma siamo pronti?” è la seconda pubblicazione relativa alla banca dati Discovery 2023 di Talents Venture. I risultati principali, che costituiscono solo una parte dell’ampia mole di informazioni presenti nel report, mostrano che:

  1. I dottorandi crescono repentinamente. Dopo anni di flessione, dall’a.a. 2015/2016 gli accessi a percorsi di dottorato aumentano con continuità. Nell’a.a. 2021/22, ultimo per cui sono disponibili i dati, gli accessi sono stati 15.178, pari al 29% in più di quelli registrati nell’anno accademico precedente.
  2. Gli atenei che “trainano” la crescita. La crescita dei posti in corsi di dottorato non è uniforme in tutto il panorama nazionale e alcuni atenei hanno un ruolo trainante. Gli atenei di Bologna, Federico II e Milano Politecnico, per esempio, sono i tre che hanno visto crescere maggiormente il loro peso a livello nazionale: nell’a.a. 2015/16 gli accessi a dottorati registrati in questi atenei valeva rispettivamente il 4,3%, il 3,3% e il 3,2% degli accessi nazionali, valori saliti al 5,6%, 4,5% e 4,2% nell’a.a. 2021/22. L’ateneo La Sapienza, benché veda diminuire il suo peso sul totale degli accessi nazionali, è in testa nel 2021/22 per numero totale di percorsi di dottorato attivati: 1.357. Inoltre, sebbene abbiano un peso relativamente ridotto nella crescita dei numeri a livello nazionale, è da segnalare il grande lavoro di Pavia IUSS (che registrava 19 accessi al dottorato nell’a.a. 15/16 e ne ha registrati 132 nell’a.a. 21/22, segnando un +595%) e Roma Campus Biomedico (da 17 a 96, +465%).
  3. Sempre più laureati scelgono di continuare gli studi. Nell’a.a. 2021/22 gli studenti che hanno iniziato un percorso di dottorato sono stati 15.178, mentre i laureati in corsi di laurea magistrali biennali e a Ciclo Unico nello stesso anno (anno solare 2021) sono stati 162.677. In altre parole, nel 2021/22 il sistema della formazione ha aperto una posizione di dottorato ogni 11 laureati potenzialmente idonei a iniziare il percorso. Numero significativamente migliore di qualche anno fa (nell’a.a. 2015/16 c’era un posto ogni 14 laureati). Il rapporto più alto è stato registrato negli atenei di Roma Campus Biomedico (in cui i nuovi accessi ai dottorati nell’a.a. 2021/22 sono stati 96 e i laureati magistrali nell’anno solare 2021 sono stati 262) e all’Humanitas University di Rozzano (81 laureati e 25 accessi al dottorato; vedi Tabella 1)
  4. La partecipazione femminile. La partecipazione femminile è stabile da anni tra il 47% e il 51% sul totale degli accessi. Tuttavia, occorre notare che:
    • La percentuale di donne che inizia il dottorato è significativamente più bassa rispetto alla percentuale di donne che ottengono la laurea magistrale o magistrale a ciclo unico (tra il 57% e il 59%). In altre parole, tra coloro che ottengono la laurea magistrale, le donne sono significativamente più degli uomini, mentre tra chi accede al dottorato la percentuale di donne diminuisce significativamente.
    • C’è una certa eterogeneità tra atenei. Tra gli atenei con almeno 30 nuovi accessi nell’a.a. 2021/22, quelli a più alta partecipazione femminile sono Macerata (le donne rappresentano il 73% degli accessi), Roma LUMSA (71%) e Molise (66%, vedi Tabella 2).
  5. La partecipazione di stranieri rimane sostanzialmente stabile (16% nell’a.a 21/22). I cinque paesi più rappresentati negli accessi dell’a.a. 2021/22 sono Pakistan, Iran, Cina, India e Spagna.
  6. Numeri in crescita da ogni punto di vista. Secondo una stima Talents Venture, la crescita rappresentata da questi dati farà sì che nel solo 2024 potrebbero arrivare a conseguire il titolo 11.945 nuovi dottori di ricerca, circa il 46% in più degli 8.187 che l’hanno conseguito nel 2021.
  7. I punti su cui lavorare. I numeri sono positivi, ma emergono criticità su quattro fronti.
    • Il livello di soddisfazione di chi conclude il percorso è poco convincente: secondo un’indagine AlmaLaurea su oltre 4.000 dottorati che hanno conseguito il titolo nel 2021, solo il 65,7% di loro rifarebbe esattamente lo stesso percorso nello stesso ateneo, mentre il 24,5% tornando indietro sceglierebbe di partire all’estero per fare il dottorato o proprio non si iscriverebbe a un dottorato. Gli atenei che ottengono il maggior gradimento sono quello di Cassino e Lazio Meridionale e quello di Milano IULM, in cui rispettivamente il 91% e l’88% dei rispondenti afferma che tornando indietro rifarebbe esattamente lo stesso percorso.
    • L’accademia non può accogliere tutti. Secondo un’indagine Talents Venture realizzata su 500 studentesse e studenti delle triennali, il 70% dei rispondenti è molto o abbastanza d’accordo con l’idea che il dottorato sia utile per iniziare una carriera accademica, mentre solo il 52% ritiene che sia abbastanza o molto utile per lavorare in azienda. Questa “vocazione” accademica del titolo si riflette anche nei dati di AlmaLaurea, secondo cui il 29% dei dottorati intende intraprendere una carriera accademica in Italia. Applicando questo valore al numero di neo-dottori di ricerca attesi nel solo anno 2024 (11.945 persone), assisteremmo al tentativo di quasi 3.500 studenti che in un solo anno provano a entrare in un sistema universitario in cui le posizioni attive come personale ricercatore e docente sono oggi circa 73.000 e che, in primo luogo a causa del declino demografico, potrebbero tendere a diminuire.
    • La carriera non accademica appare ancora un second best, sebbene sia questo, necessariamente, lo sbocco professionale che avrà davanti la maggior parte dei dottori di ricerca. Secondo i dati AlmaLaurea, solo il 15% dei neo-dottori di ricerca ambisce a ricoprire una posizione di alta professionalità alle dipendenze del settore pubblico o privato slegata dalle attività di ricerca, seppur con una certa eterogeneità: negli atenei di Cassino, Bari Politecnico e Trieste ambiscono a una carriera di questo tipo rispettivamente il 28%, il 24% e il 22% dei rispondenti.
    • Il riconoscimento del mercato del lavoro è eterogeneo. Secondo i dati della rilevazione AlmaLaurea su oltre 5.000 dottori di ricerca che hanno conseguito il titolo nel 2020, il salario netto mensile dei dottori di ricerca a un anno dalla laurea è di 1.784€ e presenta oscillazioni rilevanti. I dottorati che ottengono un salario più elevato sono quelli in Scienze della Vita (cioè scienze biologiche, mediche, agrarie e veterinarie), il cui stipendio medio mensile è di 1.966€ mensili, mentre i dottorati meno pagati sono quelli in Scienze Umane (Scienze dell’antichità, filologico-letterarie e storico artistiche, storiche e filosofiche, pedagogiche e psicologiche) il cui salario netto medio mensile rilevato è di 1.482€.

Conclusioni

Nel report “Dottorati di Ricerca – Numeri in crescita. Ma siamo pronti?” – integrato al suo interno da un’analisi quali-quantitativa realizzata presso il personale di 10 atenei italiani – emerge chiaramente come i profili più critici su cui occorre intervenire riguardino (i) il valore segnaletico che ha il titolo di dottorato nei confronti del mercato del lavoro e (ii) la scarsa attrattività che i corsi di dottorato hanno verso gli studenti più brillanti delle lauree magistrali.

Occorre apprezzare i recenti tentativi di intervento a garanzia della qualità dei dottorati e del loro inserimento nel mercato del lavoro non accademico. Su tutti, (i) l’introduzione e il finanziamento dei dottorati innovativi, (ii) l’inserimento del dottorato nel modello AVA3 di Autovalutazione-Valutazione-Accreditamento gestito dall’Anvur e (iii) l’istituzione della Piattaforma Dottorati Imprese, pensata per agevolare le occasioni di contatto tra imprese e atenei intorno ai corsi di dottorato.

Tuttavia, per il futuro sarebbe auspicabile far seguire a questi passi avanti una maggiore chiarezza comunicativa (poiché per le imprese è ancora individuare rapidamente limiti, opportunità e step operativi legati alla formazione e all’assunzione di un dottore di ricerca), e maggiori sforzi a livello di singolo ateneo finalizzati a fare delle imprese dei veri e propri partner, e non dei rivali con cui contendersi la disponibilità oraria del dottorando”, dichiara Carlo Valdes, Economista e Business Data Manager di Talents Venture.

* I dati esposti sono il risultato di rielaborazioni dell’Osservatorio Talents Venture su dati MUR (Ufficio Statistico).

Tabella 1. N. di laureati magistrali o magistrali a Ciclo Unico (a), n. di accessi al dottorato (b) e rapporto percentuale (b/a). Top 10 atenei per rapporto percentuale.

#AteneoLaureati (LM o CU) nel 2021 (a)Accessi al
dottorato nell’a.a. 21/22 (b)
Rapporto (b/a)
1Roma Biomedico2629636,6%

2

Rozzano Humanitas University812530,9%

3

Roma UNINETTUNO461328,3%

4

Bolzano3209028,1%

5

Tuscia44111125,2%

6

Camerino3728623,1%

7

Roma Tor Vergata2.30350622,0%

8

Teramo2996421,4%

9

Siena Stranieri791620,3%

10

Genova2.24339617,7%

Fonte: elaborazione Osservatorio Talents Venture su dati MUR Ufficio Statistico.
Nota: (i) i calcoli sono realizzati includendo, tra i laureati, i soli studenti che hanno conseguito il titolo in un corso di laurea magistrale o magistrale a ciclo unico; (ii) non tutti i nuovi accessi rilevati in ogni ateneo sono realizzati da studenti che hanno conseguito la laurea nello stesso ateneo nello stesso anno.

Tabella 2. N. di accessi al dottorato (a), n. di accessi di donne al dottorato (b) e rapporto percentuale (b/a). Top 10 atenei per rapporto percentuale (esclusi atenei con meno di 30 accessi nel 21/22).

#AteneoAccessi al dottorato nell’a.a. 21/22 (a)Accessi di donne al dottorato nell’a.a. 21/22 (b)Rapporto (b/a)
1Macerata443273%

2

Roma LUMSA342471%

3

Molise503366%

4

Napoli L’Orientale402665%

5

Catanzaro855464%

6

Piemonte Orientale1147263%

7

Basilicata472860%

8

Enna KORE342059%

9

Napoli Vanvitelli30117759%

10

Venezia Ca’ Foscari1216957%
Fonte: elaborazione Osservatorio Talents Venture su dati MUR Ufficio Statistico.

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