Le sfide del nuovo anno accademico

By: Angelo Rossi0 comments

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L’ anno accademico inizia tra diverse domande

In questi giorni, sui principali organi di informazione, si parla di università principalmente per ciò che riguarda la gestione di decisioni legate al Covid-19 in vista dell’inizio del nuovo anno accademico. Le lezioni saranno svolte in presenza o meno? Chi sarà a chiedere il Green pass? E come gestire i docenti e gli studenti contrari all’utilizzo?

Domande di certo importanti a cui i Rettori e dirigenti delle università devono trovare una risposta, prima dell’inizio del nuovo anno accademico. Tuttavia, come per tutte le cose della vita, dedicare del tempo ad alcuni aspetti implica, inevitabilmente, che questo venga sottratto ad altre tematiche.

Ed è proprio su queste che vorrei concentrarmi. Quando si parla di università in Italia ci sono almeno 4 tematiche che richiedono un’attenzione costante.

In primis, occorre accertarsi che quanto previsto nel PNRR (avevamo già parlato del piano e delle università qui), venga implementato nella maniera più produttiva possibile. Tutto quello che viene dopo può essere inteso come un di cui di questo primo aspetto.

Il secondo aspetto. Servirà accompagnare gli atenei nel rinnovamento dell’offerta formativa con la riforma delle classi di laurea. L’obiettivo è avvicinare sempre di più le università alle richieste del mercato del lavoro.

L’orientamento è il terzo tema su cui non abbassare la guardia. È necessario spiegare alle famiglie italiane che conviene ancora investire in istruzione, al fine di aumentare il numero di iscritti già a partire dal nuovo anno accademico. Fatto questo primo passo, bisogna poi accompagnare i ragazzi e le ragazze nella scelta dei percorsi di laurea di qualità, che rispondano ai talenti di ciascuno.

L’ultimo aspetto riguarda il lavoro. Perché se è vero che le università, in alcuni casi sono chiuse al dialogo con il mondo esterno, è altrettanto vero, in altri casi, che le aziende hanno difficoltà a definire con precisione ciò di cui hanno bisogno e magari non sono in grado di remunerare adeguatamente questi profili.

L’attuazione del PNRR, il rinnovamento dell’offerta formativa, l’orientamento e l’allineamento con il mercato del lavoro. Senza dimenticare di dare un occhio al futuro e alla competizione che arriva dalle università internazionali e dalle Big Tech.

Va bene la gestione emergenziale del Covid-19, ma a livello centrale servirebbero delle direttive chiare per fare in modo che chi lavora nelle università possa concentrarsi sull’obiettivo primario di formare i giovani del nostro paese.

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