Solo lo 0,5% delle ragazze iscritte all’università decide di iscriversi a Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT)
Nelle università serve lavorare ancora sull’equità di genere
Risultato dell’analisi qualitativa effettuata analizzando testualmente 48 Gender Equality Plan in lingua inglese e italiana
CONTESTO
Dall’analisi sui dati relativi ai Bilanci di Genere rilasciati dal MIUR è possibile delineare il livello di inclusività nel sistema universitario italiano. L’argomento può essere affrontato sulla base di quattro differenti aree di interesse:
- Le persone iscritte nelle università;
- La partecipazione ai programmi di dottorato;
- I ruoli ricoperti nel sistema universitario;
- Le azioni previste all’interno dei Gender Equality Plan.
PERCHÉ È IMPORTANTE PARLARNE
Il concetto di equità di genere sottintende la necessità che uomini e donne abbiano le stesse responsabilità, gli stessi diritti e le stesse opportunità. Da questo punto di vista le università potrebbero avere un impatto sociale molto rilevante, promuovendo l’equità sia al loro interno che nella società circostante.
Tuttavia, la persistenza degli squilibri di genere sia ai livelli più alti che a quelli più bassi della gerarchia accademica e la polarizzazione di genere tra le discipline accademiche sono sintomatiche di una situazione ancora poco equa.
I RISULTATI PRINCIPALI
- Durante il periodo 2019/20 – 2020/21 il numero di ragazze iscritte nelle università ha continuato ad aumentare (+3%) mentre il numero di ragazzi iscritti sembrerebbe essersi bloccato a quota 780.00, con una crescita di solo 0,02% nell’ultimo anno;
- Il 30% delle ragazze è concentrato in soli due gruppi di laurea: Istruzione e Arti e Scienze Umane. Mentre solo lo 0,5% delle ragazze iscritte all’università ha scelto di intraprendere un percorso di studi in Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT). Quest’ultimo gruppo, infatti, risulta anche il corso maggiormente sbilanciato, in cui la quota di ragazze sul totale delle persone iscritte ammonta solo al 14% (specularmente i ragazzi sono l’86%);
- Nel corso dell’a.a. 2020/21 la quota di studentesse tra tutte le persone iscritte era circa il 56%; il valore più alto è stato registrato nelle isole (60% delle persone iscritte è una ragazza) e il più basso tra gli atenei del Nord-Ovest (54% delle persone iscritte è una studentessa);
- Negli ultimi 5 anni la quota di donne iscritte ai dottorati di ricerca si è ridotta in 9 campi di ricerca su 10. La riduzione maggiore è stata quella del campo di ricerca Servizi (-9 punti percentuali) in cui la quota di dottorande è passata dal 57% al 47%. L’unica area a essere aumentata è quella relativa alle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (TIC) in cui la quota è passata dal 23% al 24%;
- Tra il personale docente delle università le variazioni più significative si sono verificate all’interno dei due incarichi più elevati, ovvero quella di professore ordinario e associato (+3pp in entrambe i casi). Tale incremento è particolarmente positivo in quanto trainato prevalentemente dal maggiore aumento delle donne nei i due incarichi in questione, piuttosto che da una riduzione degli uomini che ricoprono il medesimo ruolo. Resta comunque il divario, ancora più evidente se si guarda al rapporto con il totale di categoria: tra gli uomini il 25% ricopre la carica di professore ordinario, valore più che doppio rispetto alla percentuale delle donne (12%);
- Dall’analisi qualitativa dei bilanci di genere emerge come, con una frequenza complessiva di 1.399, il termine «ricerca» si posiziona tra i dieci termini più utilizzati nei piani di uguaglianza di genere analizzati. Nella maggior parte dei casi la parola in questione è seguita (o preceduta) da altri termini che richiamano concetti legati alla necessità di una maggiore inclusione del genere femminile nel settore. A titolo d’esempio alcuni temi riguardano: la segregazione orizzontale nelle attività di ricerca, il ruolo delle donne nella ricerca e nell’innovazione, lo studio dei processi psicologici alla base dei pregiudizi di genere e l’attivazione di progetti di ricerca relativi a violenza domestica e maltrattamenti familiari.
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