AI e lavoro: stiamo mettendo il motore su una bicicletta?

Il problema non è solo quanto lavoriamo, ma che tipo di lavoro facciamo. E l’AI può amplificare (o aggravare) questa dinamica.

AI e lavoro: stiamo mettendo il motore su una bicicletta?

Questo mese l’attenzione si è concentrata sui risparmi di tempo generati dall’uso dell’intelligenza artificiale nei contesti lavorativi, ma resta centrale un punto critico: in che modo è possibile creare almeno 1,2 milioni di posti di lavoro specializzati che servono all’Italia, non soltanto per allinearsi alla media europea, ma per migliorare davvero la qualità della vita della popolazione?

Un’Italia che cresce, ma a bassa quota

Negli ultimi mesi a ogni uscita dell’Istat vengono celebrati nuovi record occupazionali. Ma dietro questi numeri si cela una realtà più complessa: il tasso di occupazione italiano (67,1%) è ben inferiore a quello della Germania (81,3%), della Francia (75,1%) e persino della Spagna (71,4%). A mancare è la qualità dell’occupazione. Abbiamo meno giovani attivi (solo il 33% degli occupati ha meno di 39 anni, contro il 40% della media UE), meno donne (42% vs 46%) e, soprattutto, poche professioni specializzate, con una quota inferiore di 5,5 punti percentuali rispetto alla media europea.

Quando il mercato del lavoro gira a vuoto

Il nostro sistema produttivo è ancora centrato su attività a basso valore aggiunto: distribuzione, commercio, ristorazione. Per dirla con un’immagine: abbiamo più bar e pizzerie che aziende tecnologiche. E questo ha effetti una cascata. Come spiegano gli economisti come Enrico Moretti, un posto di lavoro specializzato può generare altri 5-6 impieghi non specializzati. Ma l’inverso non è vero: un’economia fatta di lavori generici non fa nascere nuove professioni qualificate. In questo modo, si consolida un circolo vizioso: bassi salari, scarsa stabilità contrattuale, poca innovazione, poca mobilità sociale.

Come interrompere questo circolo vizioso

Per invertire questa tendenza serve un doppio intervento. Da un lato, le aziende esistenti devono innovare. Dall’altro, devono nascere nuove imprese ad alta specializzazione. Qui emerge un paradosso: tra il 1995 e il 2019, solo il 2,2% delle nuove imprese è stato fondato da laureati. Una cifra bassissima, se si considera che proprio i laureati rappresentano il capitale umano più avanzato del Paese. Come possiamo pensare di creare lavoro qualificato, se i nostri talenti non creano imprese? Se non i nostri laureati, chi può generare nuove imprese ad alto contenuto di conoscenza?

Gli spin-off universitari non bastano

Uno dei luoghi dove questo potenziale potrebbe – e dovrebbe – esprimersi è quello degli spin-off universitari. Ma i numeri sono ancora esigui: in Italia nascono circa 100 spin-off l’anno ed in totale quelli attivi sono poco più di 2.000. Oltre che ad essere pochi, sono piccoli, con scarso impatto occupazionale e industriale. Il rischio è che si tratti più di strumenti al servizio di poche individualità che di vere piattaforme per il trasferimento tecnologico.

L’obiettivo principale del Paese

Creare almeno 1,2 milioni di posti di lavoro specializzati deve essere l’obiettivo principale dell’Italia se vogliamo rimanere tra i Paesi più sviluppati del pianeta. Serve un salto culturale: dobbiamo pretendere un mercato del lavoro che offra opportunità migliori, carriere più stabili e retribuzioni più dignitose. Dobbiamo spezzare l’equazione rassegnata che legge l’Italia a salari bassi e mobilità sociale bloccata. L’obiettivo non è “recuperare un gap” con l’Europa, ma costruire un Paese che offre condizioni di vita più eque e soddisfacenti a tutte le sue cittadine e cittadini.

La nostra ultima analisi

Se ti venissero regalate 6 ore a settimana, come le impiegheresti? è la nostra ultima analisi, condotta su un dato: l’IA permette di guadagnare circa 6 ore a settimana. Ma risparmiare tempo non basta se non lo si reinvestire in attività a maggiore valore aggiunto.

Alcune riflessioni:

  1. 6 ore risparmiate ogni settimana.  I 101 professionisti che hanno partecipato ai nostri corsi sull’Intelligenza Artificiale generativa tra fine 2024 e giugno 2025 hanno dichiarato di risparmiare in media 6 ore a settimana nelle loro attività lavorative. Un guadagno di efficienza pari al 15% del tempo su una settimana lavorativa di 40 ore. L’analisi esclude gli outlier (chi stima un risparmio superiore o uguale alle 20 ore); includendoli, la media salirebbe addirittura a 9,7 ore.
  2. Un valore potenziale di 6.750€ a persona. Proiettando queste 6 ore settimanali su base annua, il risparmio complessivo supera le 300 ore, equivalenti a quasi due mesi di lavoro. Se consideriamo un costo aziendale annuo di 45.000€, questo tempo libero equivale a un valore figurativo di 6.750€ per dipendente. Il punto non è “risparmiare”: il punto è liberare tempo utile. Tempo che può essere reinvestito in attività a più alto valore aggiunto, formazione, creatività, innovazione o relazione con i clienti. È capacità produttiva ritrovata.
  3. La curva è in ascesa. Guardando all’evoluzione nel tempo di queste stime, emerge che, mentre i primi partecipanti ai corsi del 2024 stimavano un risparmio medio di circa 4,5 ore alla settimana, per i formati nel 2025, la stima è salita a circa 7 ore: un incremento del 50% in pochi mesi. Questa variazione è da attribuire all’incredibile velocità a cui si evolvono gli strumenti di AI generativa, che permettono oggi automazioni ai flussi di lavoro che non erano possibili solo pochi mesi fa.

In questa analisi abbiamo scelto di usare la quantità di tempo risparmiato per comprendere il valore creato dalla formazione sui temi e strumenti di IA. Si tratta di un indicatore in nostro possesso che ci permette di misurare l’efficienza che gli strumenti di AI hanno nel nostro lavoro.

In questo modo, quindi, possiamo misurare la rapidità nell’esecuzione di compiti noti, ma non misurarne l’efficacia : la capacità di affrontare problemi nuovi o generare valore aggiunto grazie all’uso innovativo dell’IA.

Da qui, una doppia riflessione:

  1. Quali sono compiti a più alto impatto a cui i dipendenti possono dedicarsi nelle 6 ore settimanali risparmiate?
  2. E, soprattutto, come possiamo misurare l’efficacia , cioè la possibilità di affrontare compiti che diventano realizzabili solo grazie all’IA generativa? In altre parole, quali sono quei compiti in cui viene messo in risalto il vero potenziale trasformativo di queste nuove tecnologie? 

Il tempo liberato grazie all’IA non è solo efficienza: è una leva per affrontare una delle sfide cruciali dell’Italia, quella di creare almeno 1,2 milioni di posti di lavoro qualificati e innescare un’economia più innovativa, equa e ad alto valore aggiunto.

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