I migliori esempi di welfare aziendale

By: Angelo Rossi0 comments

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Scopri che cos’è il welfare aziendale e le migliori iniziative

Cos’è il welfare aziendale?

Welfare è una parola inglese che significa letteralmente “benessere”. Il welfare è quindi l’insieme di tutte le iniziative, beni e servizi messi a disposizione dal datore di lavoro per accrescere il potere di spesa, la salute e il benessere del lavoratore dipendente

I piani di welfare aziendale possono essere strutturati “on top”, ovvero a prescindere dalla retribuzione, frutto di libera scelta delle imprese oppure di accordi sindacali con agevolazioni fiscali. In un secondo caso questi benefici possono dipendere dallo stipendio, regolati da accordi sindacali o da contratti di categoria. In questo modo si unisce la responsabilità sociale d’impresa con i piani di incentivazione al lavoro. In entrambi i casi ci sono agevolazioni fiscali entro certi limiti di spesa.

I migliori esempi di welfare aziendale nel passato

Il concetto di welfare aziendale e quello di benefit, possono sembrarci moderni, ma in realtà esistevano iniziative già dal 1700. Uno dei migliori esempi di welfare aziendale del passato è quello del re di Napoli Carlo di Borbone (dal 1734 al 1759) che assegnò ai dipendenti di una seteria di Caserta un’abitazione all’interno della colonia e garantiva l’istruzione gratuita per i figli. Un altro esempio storico di welfare arriva 100 anni più tardi quando la famiglia Crespi, imprenditori cotonieri lombardi, costruì dal nulla quello che oggi è patrimonio UNESCO: il Villaggio Crespi d’Adda. Una vera e propria cittadina costruita dal padrone della fabbrica attorno alla quale edificò tutti i servizi necessari. In questa piccola realtà il proprietario dell’industria “regnava” dal suo castello e provvedeva come un padre ai bisogni dei suoi dipendenti.

Il vero welfare aziendale nasce, però, nel secondo dopoguerra. Nel 1945 Olivetti istituirà una serie di servizi e di benefit che vanno dagli asili nido alle biblioteche, dai servizi di ristorazione agli ambulatori medici. L’azienda offre anche particolare attenzione al sostegno per la maternità, favorendo l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro. Altri esempi, tra gli anni 50 e 60, furono l’Eni di Mattei, che costruì un villaggio per i dipendenti a Borca di Cadore (BL), e la Larderello di Aldo Fascetti che creò anch’essa un villaggio per gli operai. Negli anni 80 viene introdotta come misura di sostegno l’auto aziendale, iniziativa che riguardò per lo più i dirigenti. Nei giorni nostri i piani di welfare sono più incentrati work-life balance, ovvero con l’obiettivo di uno stile di vita che concili lavoro e vita privata.

 

I migliori esempi di welfare aziendale ai tempi del Covid-19

In questo periodo di emergenza sanitaria, tra lavoratori in smart working e in presenza, le aziende sono chiamate a un senso di responsabilità maggiore e a fare del welfare una strategia di ripresa. I dipendenti sono il vero patrimonio delle imprese, soprattutto in quelle in cui si fa fatica a trovare personale qualificato (ne abbiamo parlato in un’altra occasione). Un welfare evoluto farebbe rafforzare l’immagine dell’azienda.

Secondo l’Aiwa, l’associazione italiana welfare aziendale, la sfida più grande è la condizione degli smartworker che da un giorno all’altro si sono dovuti ritrovare a conciliare la vita professionale con quella privata. Per queste persone il welfare può diventare un aiuto inaspettato, una sorta di “welfare di crisi”. Per chi lavora da casa, quindi, si potrebbe dare maggiore spazio, per esempio, all’assistenza psicologica e nella cura dei figli. Uno degli esempi di welfare aziendale preferito dagli italiani in smart working, però, è il buono shopping, indicato dall’84% delle persone secondo un’indagine di Harris Interactive per Sodexo. Seguito dai benefit di tipo medico, food delivery e di consulto medico a distanza.

Secondo il Rapporto 2020 Welfare Index PMI presentato a settembre da Generali, l’emergenza Coronavirus ha impresso un salto di qualità al welfare aziendale per tre motivi:

  1. per la prima volta le imprese che hanno adottato proposte di welfare superano il 50%;
  2. il 79% delle aziende che già facevano welfare ha confermato le iniziative precedenti;
  3. il 28% ha introdotto nuovi progetti o potenziato quelle esistenti.

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