I corsi di laurea in inglese sono sempre di più

By: Angelo Rossi0 comments

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Alcuni dati sui corsi di laurea in inglese

L’internazionalizzazione sta diventando un aspetto sempre più cruciale per tutte le università. Un esempio? Nelle università i corsi di laurea in inglese sono più della metà.

L’offerta di corsi di laurea si arricchisce di continuo. Tra triennali, magistrali e magistrali a ciclo unico, in Italia abbiamo oltre 5.200 corsi di laurea.

Il dato interessante riguarda però i corsi di laurea in inglese. Infatti, il 60% delle nuove lauree avviate negli ultimi due anni prevede l’inglese come lingua di insegnamento. Questo dato può essere analizzato sotto tre diverse lenti.

La prima, guardando al livello del corso: la lingua inglese va per la maggiore nelle magistrali (più di un corso su quattro prevede la lingua di Albione nell’insegnamento) mentre il numero di corsi triennali in inglese è ancora limitato.

Il secondo livello riguarda la materia trattata. La maggior parte dei nuovi corsi di laurea in inglese appartengono all’area Scientifica (dove rientrano ad esempio le lauree in Biotecnologia, Biologia e Fisica) ed anche al gruppo di Ingegneria Industriale e dell’Informazione (dove troviamo Ingegneria Informatica ed Ingegneria meccanica).

La terza analisi può essere effettuata a livello di ateneo. L’università di Scienze Gastronomiche a Pollenzo e il Saint Camillus a Roma si caratterizzano per offrire tutti i loro corsi di laurea in inglese. Seguono altri due atenei privati (Bocconi e Luiss), con l’88% di corsi in inglese. Per trovare il primo ateneo pubblico bisogna scendere al nono posto, occupato dal Politecnico di Milano: la percentuale di corsi in inglese è del 57%.

Tra gli atenei che non offrono corsi di laurea in inglese troviamo Urbino e Foggia: in questi atenei tutti i corsi sono erogati esclusivamente in italiano.

Ci sono due implicazioni che possono aiutarci ad interpretare meglio questi dati.

La prima è che i corsi di laurea in inglese sono cresciuti più velocemente degli iscritti stranieri nelle università italiane.

La seconda è che una buona parte di coloro che rientra all’interno della categoria di “iscritti stranieri” è in realtà figlio di immigrati e pertanto già ampiamente inserito all’interno del Paese Italia.

Ma i corsi di laurea in inglese sono quindi uno strumento per attrarre studenti internazionali o un espediente per rendere attraenti i laureati nostrani nei mercati del lavoro esteri?

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