Quanto è sostenibile essere uno studente fuori sede?

By: Sofia Alessandra Leone0 comments

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Gli immatricolati stanno calando di molto anche a causa della crisi demografica. Tuttavia, i fattori in grado di influenzare questa evoluzione sono numerosi. Tra gli altri, uno è sicuramente connesso ai costi della vita fuori sede.

Quanto costa essere “fuori sede”?

Nel corso dell’ultimo anno accademico si sono immatricolati più di 100.000 studenti fuori sede (+18% rispetto a 5 anni fa). Secondo una recente indagine condotta da Eurostat, ognuno di questi studenti supporta un costo medio annuo di 9.000 euro per condurre una vita da studente fuori sede. Scomponendo la spesa nelle diverse componenti, la quota maggiore viene allocata per il pagamento dei canoni d’affitto, spesso superiori alla media nazionale per le principali città universitarie.

Oltre che al costo è importante notare che il numero di posti letto messi a disposizione da ciascuna regione stia diminuendo (-289 nell’ultimo anno), contribuendo a rendere più critica la situazione. Secondo una ricerca condotta da IRES Piemonte, nel corso del 2021 si è riusciti a coprire appena il 30% degli studenti aventi diritto a un alloggio. Gli studenti che non trovano alloggio nelle residenze pubbliche sono costretti a ricorrere al mercato privato, molto più oneroso soprattutto negli ultimi anni, con l’arrivo di piattaforme digitali per affitti brevi prevalentemente turistici.

Aiuti dal PNRR

In questo scenario, sono fondamentali i fondi messi a disposizione con il PNRR, e che ammontano a circa 300 milioni per il cofinanziamento statale di strutture studentesche e a 600 milioni per le risorse destinati ai privati. L’obiettivo è quello di rendere disponibili oltre 100.000 posti letto per gli studenti più meritevoli, coprendo circa il 20% della domanda degli studenti fuori sede e permettendo al paese di allinearsi alla media nazionale.

Aiuti dal PNRR

Riuscire a coprire la domanda di alloggi studenteschi rappresenta un tassello essenziale per cerare un ambiente universitario più inclusivo, specie per quelle categorie di studenti che, in assenza di sostengo pubblico, non potrebbero permettersi di studiare in province diverse da quelle di residenza.

Sebbene queste iniziative facciano ben sperare, secondo voi quali potrebbero essere le altre iniziative in grado di rendere maggiormente inclusivo lo studio in una regione diversa da quella di residenza?

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