Spendiamo più in alcol che in istruzione universitaria

By: Angelo Rossi0 comments

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Alcuni dati sulle spese in istruzione universitaria

Probabilmente leggendo questo titolo avrai pensato che stiamo dicendo che gli italiani sono degli alcolizzati, in realtà vogliamo solamente riportare alcuni dati di un’indagine ISTAT in istruzione universitaria.

Negli ultimi anni gli investimenti privati in istruzione universitaria sono aumentati, anche se gli italiani destinano ancora una parte irrisoria del proprio budget mensile in istruzione.

Più volte, anche nel nostro podcast, abbiamo parlato del fatto che in Italia non si investa abbastanza in istruzione e gli ultimi dati dell’Istat sui consumi degli italiani nel 2020 lo certificano.

Escludendo le spese destinate ai beni e servizi primari (alimentari, abbigliamento, farmaci, ecc.), le famiglie italiane hanno destinato alla voce istruzione universitaria poco più dell’1,1% di tutta la spesa destinata a beni e servizi non essenziali (trasporti, cultura, ristorazione, ecc.)

Per avere un’idea più chiara del dato vale la pena confrontarlo con la spesa per bevande alcoliche e tabacchi. Mediamente gli italiani destinano il 6,37% del loro budget, per spese non essenziali, per bevande alcoliche e tabacchi.  

Quindi gli italiani spendono in istruzione universitaria quasi sei volte di meno di quanto viene speso per gli alcolici e i tabacchi.

Il budget relativo alle spese per la formazione sul totale delle spese accessorie varia molto a seconda della residenza, della ricchezza di partenza delle famiglie e del titolo di studio dei suoi membri.

L’indagine dell’Istat ha delineato che la famiglia tipo che investe di più in istruzione universitaria risiede nelle zone del Centro Italia, appartiene alla fascia di popolazione medio-ricca e i membri che la compongono sono più istruiti della media nazionale.

Riprendendo quest’ultimo aspetto possiamo evidenziare come le famiglie con genitori laureati hanno speso in istruzione universitaria dei propri figli una quota del budget mensile, destinata a servizi non essenziali, 13 volte maggiore di quella destinata dai genitori con la sola licenza elementare o nessun titolo di studio.

Gli aspetti da non sottovalutare

L’aumento dell’investimento privato per l’istruzione universitaria comporta due aspetti da non sottovalutare.

Da un lato bisogna aiutare tutte le famiglie a comprendere l’importanza dell’investimento in istruzione affinché possano destinare quote più consistenti del proprio budget, per servizi non essenziali, in istruzione universitaria.

Dall’altro bisogna garantire un equo accesso al servizio, eliminando qualsiasi barriera all’ingresso.

Vogliamo chiudere, quindi, con una domanda. Cosa bisogna fare per ridurre la spesa per alcool e sigarette ed aumentare quella per istruzione?

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