Come gestire la transizione ecologica senza le giuste competenze?

By: Sofia Alessandra Leone0 comments

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Da tempo su questi canali parliamo spesso della carenza di profili legati all’Industria 4.0 e alla trasformazione digitale. Tuttavia, c’è un’altra sfida all’orizzonte di cui si sente ancora parlare poco ma che sarà cruciale negli anni a venire: sto parlando della mancanza dei professionisti in grado di gestire la transizione ecologica.

Le giuste competenze per la transizione economica

In un recente articolo pubblicato figure professionali che possiedono le giuste competenze per rispondere alle trasformazioni digitali e alla transizione ecologica.

Stiamo parlando di una difficoltà di reperimento del 74% per gli ingegneri elettrotecnici e del 61% per gli ingegneri elettronici e delle telecomunicazioni.

La difficoltà di reperimento da parte delle aziende è causata principalmente dalle poche persone che decidono di perseguire un percorso di studi in questi ambiti.

Se guardiamo al 2020, i laureati magistrali in Ingegneria delle telecomunicazioni, in ingegneria energetica e nucleare, in ingegneria elettrica, in Ingegneria elettronica ed in Ingegneria meccanica sono stati 6.348 (di cui i laureati in ingegneria meccanica pesano più della metà).

Tuttavia il valore assoluto ci racconta poco e noi di Talents Venture siamo soliti creare il Graduate Competitive Index (o in italiano, Indice di Competitività dei Laureati), rapportando il numero dei laureati alle effettive richieste dalle aziende per tali profili.

Realizzando questo incrocio pertanto si scopre che:

  • Il Graduate Competitive Index per i laureati in Ingegneria energetica e meccanica è di 2,5. In altre parole le imprese richiedevano 2,5 profili per ogni laureato.
  • Il gap è ancora maggiore per i laureati in Ingegneria elettronica e Ingegneria delle telecomunicazioni. Le imprese richiedevano infatti 3,7 profili per ogni persona laureata in questi ambiti.
  • Il divario più ampio si registra però per i profili più vicini alle tematiche della transizione ecologica, ovvero i laureati in Ingegneria elettrica. Per questi profili il Graduate Competitive Index è pari a 4,9. Ovvero, per ogni persona laureata, le aziende ricercano quasi 5 profili.

I profili professionali di cui abbiamo parlato sono essenziali per gestire la transizione ecologica.

Per rispondere in modo efficace a questo fabbisogno del mercato del lavoro è necessario aumentare le iscrizioni in questi campi ed una delle possibili alternative è quella di incrementare il numero di ragazze. Al riguardo, ci sono due dati che vale la pena osservare: uno negativo ed uno positivo.

Partiamo con quello negativo: le donne in questi ambiti sono praticamente assenti. Ad oggi il corso in cui sono più rappresentate è quello di Ingegneria delle telecomunicazioni (sono il 27% delle persone laureate). Le donne diminuiscono però considerevolmente nell’ambito di ingegneria energetica in cui sono solo il 9%.

La notizia positiva riguarda invece l’aumento generale di donne in ambito ingegneristico: se guardiamo agli ultimi 5 anni, la quota di donne è aumentata in tutti i percorsi di Ingegneria con un picco per Ingegneria Elettrica (dove si è registrato un aumento di 7 punti percentuali) e Ingegneria delle telecomunicazioni con 6,3 punti percentuali in più.

Come trovare i profili per la transizione ecologica?

La richiesta di questi profili lavorativi presumibilmente aumenterà ancora nei prossimi anni. Sappiamo tutti, e ce lo sentiamo ripetere in continuazione, che uno dei modi per puntare all’aumento di questi profili, è investire sulle attività di orientamento. Tuttavia nonostante le molteplici azioni, i risultati non sembrano vedersi.

Cosa si può fare allora per rispondere alle esigenze di competenze da parte delle imprese per gestire efficacemente la transizione ecologica?

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