Come le università italiane possono attrarre gli studenti internazionali?

By: Angelo Rossi0 comments

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La scorsa settimana è stato pubblicato dall’OCSE il rapporto Education at a Glance che annualmente analizza la situazione relativa all’istruzione nei diversi paesi sviluppati. Oggi vogliamo parlarvi di un tema che ci ha colpito particolarmente: l’internazionalizzazione delle università italiane.
Il rapporto Education at a Glance 2021 riporta diversi dati sullo stato dell’istruzione relativi all’ultimo anno pre-Covid, ovvero il 2019. Tra i tanti aspetti analizzati, io ho deciso di raccontarvi quanto si dice sullo stato di internazionalizzazione dell’istruzione terziaria italiana.

Partiamo da un aspetto cruciale: gli studenti stranieri nel 2019 erano circa 55 mila, pari al 3% degli studenti universitari. La quota maggiore di studenti universitari internazionali presenti in Italia arriva dalla Cina. Tre confronti sono utili ad inquadrare meglio questo dato.

Il primo riguarda il rapporto con gli studenti italiani. Fatto 100 il numero di studenti italiani iscritti ad un ciclo di istruzione terziaria, in Italia o all’estero, ci sono 2,79 studenti stranieri in Italia. Solo i paesi del Sud America (Cile, Colombia e Messico) e la Turchia fanno peggio di noi. Ciò significa che, in proporzione alla nostra base studenti nazionale, riusciamo ad attrarre pochissimi studenti internazionali sul nostro territorio.

Il secondo dato riguarda invece la proporzione tra studenti italiani che vanno a studiare all’estero e quelli stranieri che vengono in Italia. Per ogni studente italiano che va a studiare all’estero, solamente 0,7 studenti stranieri vengono in Italia. Abbiamo un saldo netto negativo in quanto siamo esportatori di talenti. Peggio di noi fanno solamente la Colombia e paesi più piccoli come Lussemburgo, Islanda, Lituania e Slovacchia. Per fare un confronto a noi più vicino, paesi come Spagna, Francia e Germania importano più capitale umano di quanto ne esportino. Infatti per ogni studente nazionale che va fuori a studiare, riescono ad attrarre rispettivamente 3,8, 9,7 e 10,8 studenti internazionali.

In ultimo, c’è da notare che la quota di studenti stranieri è più elevata tra gli iscritti al dottorato (16% del totale iscritti), rispetto a studenti master (4%) e triennali (2%).

Se la situazione quantitativa emergente non è la tra le più rosse un ulteriore considerazione qualitativa può rivedere le nostre considerazioni al ribasso.

Infatti, i dati sull’Italia si riferiscono agli studenti stranieri, ovvero tutti coloro che non hanno la cittadinanza italiana ma che magari vivono nel nostro paese da diverso tempo.

Al contrario, i dati riportati per la maggior parte dei paesi OCSE riguardano gli studenti internazionali ovvero coloro che cambiano nazione per il solo motivo di studio.

Pertanto il numero di coloro che decide volutamente di arrivare in Italia per frequentare le università italiane è sicuramente molto più basso rispetto di quello riportato.

Preoccuparsi per i talenti che abbandonano l’Italia è lecito ma un pensiero ancora maggiore dovrebbe darlo l’incapacità di attrarre di studenti internazionali nonostante l’eccellenza di alcune università italiane e il fascino del Paese Italia. Secondo voi come si può invertire questa tendenza?

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