Quali sono le ripercussioni della pandemia sui dottorati italiani?

By: Sofia Alessandra Leone0 comments

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In quale situazione vertono i dottorati di ricerca italiani? Quali sono le azioni che possiamo intraprendere al fine stimolarne l’entrata strutturale nel mercato del lavoro pubblico e privato?

Un titolo di studio svalutato

Guardando ai dati della X indagine di ADI, (l’Associazione Dottorandi e Dottori di Ricerca in Italia) emergono tre aspetti principali:

  1. Il primo riguarda l’ammontare delle borse di dottorato. In Italia queste sono inferiori del 20 e 30% se si considerano come punto di riferimento Francia e Spagna, mentre la disparità sale al 50% se si considerano Germania e Danimarca e all’80% se si considerano quelle dei Paesi Bassi in cui le borse oscillano tra i 1700 e 2060 euro a fronte dei 1200 percepiti dai dottorandi italiani.
  2. Il secondo aspetto riguarda i rapporti con l’ambiente lavorativo. Il 36% dei dottorandi ha difficoltà a parlare sul lavoro con i colleghi o supervisor. Nelle conversazioni di crescita professionale, a questi, preferiscono chi ha già terminato il percorso come i post-doc o magari amici o conoscenti.
  3. Il terzo ed ultimo aspetto riguarda invece lo stato di salute mentale. I livelli di depressione e tristezza sono allarmanti, forse complice anche la pandemia ma non solo, arrivando al 41% degli intervistati. Inoltre, questi giovani hanno riportato anche livelli di ansia quasi al 60% e uno scetticismo sul proprio futuro per circa il 40% di loro.

Scarsa spendibilità lavorativa

Alla situazione appena descritta si aggiunge una scarsa spendibilità del titolo sia in ambito pubblico che privato;

  1. nel primo caso, attualmente, i concorsi legati alla Pubblica Amministrazione valutano il dottorato con un punteggio uguale a quello di un master di secondo livello sebbene questi corsi siano differenti sia in termini di impegno che di competenze acquisiste;
  2. le cose non migliorano se guardiamo all’ambito privato in cui sarebbero invece, come suggerito dalla stessa ADI, necessarie politiche strutturali volte ad intervenire sulla domanda di queste figure professionali da parte dalle imprese coinvolgendo, ad esempio, le PMI e sensibilizzandole riguardo al valore aggiunto che un dottore di ricerca può apportare a queste realtà.

Dove servono i dottorati?  

Nella speranza che le decisioni politiche – dettate dalle esigenze progettuali richieste dal PNRR – siano volte a favorire un ingresso strutturale di queste figure nel mercato pubblico e privato, secondo voi su quali ambiti sarebbe necessario intervenire per esaltare maggiormente queste competenze?

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