L’ istruzione universitaria nel PNRR

By: Angelo Rossi0 comments

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Le riforme che riguardano l’istruzione universitaria e non solo

In settimana il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) è stato presentato alle Camere. Per istruzione universitaria e ricerca sono previsti quasi 31 miliardi di investimenti da qui al 2026. All’interno del PNRR gli investimenti per istruzione e ricerca sono divisi in due grandi famiglie: potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione, dagli asili nido alle università, e ciò che riguarda le fasi dalla ricerca all’impresa.

Complessivamente sono previste 9 riforme e 25 voci di investimento. Scendendo nel dettaglio, e volendo considerare solamente ciò che sembra impattare direttamente i percorsi post-diploma (corsi di laurea, AFAM ed ITS) sono 4 le riforme a riguardare questo specifico cluster:

  1. la riforma degli ITS (che mira a rafforzare l’offerta e l’integrazione con il sistema universitario);
  2. la riforma dell’orientamento (con l’obiettivo di introdurre dei moduli di orientamento annuali per le classi quarte e quinte superiori);
  3. la riforma delle classi di laurea (per favorire la costruzione di corsi di laurea triennali che rafforzino le competenze multidisciplinari);
  4. la riforma delle lauree abilitanti per determinate professioni così da rendere l’esame di laurea coincidente con l’esame di stato.

Gli investimenti dedicati all’ istruzione universitaria

Tra gli investimenti, sono cinque quelli diretti al perimetro di analisi e ve li elenco in ordine decrescente per risorse stanziate.

L’investimento più importante è destinato alo sviluppo del sistema degli ITS per un totale di 1,5 miliardi di euro al fine di raddoppiare il numero degli iscritti

Il secondo investimento, per 960 milioni, riguarda lo student housing con l’obiettivo di triplicare il numero di studenti fuori sede.

500 milioni sono poi destinati sia a borse di studio (per aumentarne il valore e la platea di beneficiari) sia per la Didattica e competenze universitarie avanzate.

Infine, 250 milioni sono previsti per l’orientamento attivo per presentare al meglio l’offerta formativa universitaria agli studenti delle scuole superiori.

Da questa lista abbiamo volontariamente escluso tutto ciò che riguarda i finanziamenti e le riforme per la ricerca ed i dottorati.

Sicuramente l’esecuzione del piano ci permetterà di fornire un giudizio definitivo su quanto previsto, tuttavia da una prima lettura emergono due considerazioni.

Ad istruzione universitaria e ricerca viene dedicata una quota di risorse inferiore solamente al cluster per la transizione ecologica.

La seconda considerazione però è dovuta al fatto che, scendendo nel dettaglio, appaiono limitati gli investimenti dedicati al mondo dell’università. Dei 3 miliardi e 710 milioni degli investimenti che ho elencato poco fa, il 40% è dedicato agli ITS. La restante parte è da dividersi tra chi costruirà residenze universitarie e le scuole superiori per l’orientamento. Alla fine dei conti, le risorse che finiscono direttamente agli studenti sono 500 milioni di euro per circa 125mila borse di studio aggiuntive da qui al 2026. Un numero che di certo non farebbe spostare di molto la quota di studenti beneficiari di sussidi, percentuale che, ad oggi è tra le più basse di Europa e pari a circa l’11% di tutti gli iscritti. Inoltre, non sembrano essere affidate alle università ulteriori risorse per ammodernare i propri spazi né per proporre percorsi di laurea più innovativi.

L’università è una potente leva per il tessuto sociale e produttivo del nostro paese. Abbiamo bisogno di formare capitale umano qualificato affinché possiamo avere dei buoni cittadini e dei lavoratori competenti per i prossimi anni.

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