La condizione occupazionale dei laureati italiani

By: Angelo Rossi0 comments

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Alcuni dati sulla condizione occupazionale dei laureati

All’Università di Bergamo è stato presentato il rapporto di Almalaurea, consorzio che annualmente analizza il profilo e la condizione occupazionale dei laureati. La rilevazione sui laureati del 2020 mostra risultati interessanti.

Il primo riguarda la continua affermazione del fatto che la laurea triennale non aiuta a migliorare la condizione occupazionale dei laureati. Il 66,5% dei laureati di primo livello, dopo il conseguimento del titolo, decide di proseguire il percorso formativo iscrivendosi a un corso di secondo livello (quota in aumento nell’ultimo anno). Fuori da questo trend ci sono solo i laureati del gruppo medico sanitario per il quale solamente un laureato su 4 decide di continuare con la magistrale.

Il secondo dato riguarda l’internazionalizzazione. Crescono i laureati stranieri (quasi il 4% del campione), ma questi provengono da famiglie immigrate e residenti in Italia: infatti ben il 41,1% dei laureati di cittadinanza non italiana ha conseguito il diploma di scuola secondaria di secondo grado nel nostro Paese. Il gruppo di laureati stranieri che hanno conseguito il diploma all’estero è rimasto stabile negli ultimi 10 anni e, ad oggi, lo Stato più rappresentato è la Cina.

Come la pandemia ha influito sulla condizione occupazionale dei laureati

La pandemia ha influito sulla condizione occupazionale dei neolaureati. Rispetto a quanto osservato nella precedente rilevazione, infatti, nel 2020 il tasso di occupazione è diminuito di 4,9 punti percentuali per i laureati di primo livello e di 3,6 punti per quelli di secondo livello. In termini di tasso di occupazione, la pandemia sembra aver colpito soprattutto le donne e le aree del Centro-Nord.

L’analisi del profilo e della condizione occupazionale dei laureati restituisce un quadro di luci e ombre.

Come riportato da Almalaurea, i dati devono essere ulteriormente approfonditi alla luce del momento in cui è avvenuta l’entrata nel mercato del lavoro, ossia prima o dopo l’emergere della pandemia da Covid19.

Inoltre, molte delle analisi riportate dal Consorzio hanno escluso i laureati del gruppo medico-sanitario e farmaceutico, ampiamente reclutati durante l’emergenza pandemica.

Considerati i dati pubblicati da Almalaurea, ci troviamo di fronte ad una sfida sulla quale vogliamo fare una domanda: come possiamo migliorare la condizione occupazionale dei laureati evitando che rimpolpino la quota di popolazione di che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione (Neet)?

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