Oltre che allo skills gap e allo skills mismatch le università devono fronteggiare il “professors gap”?

By: Sofia Alessandra Leone0 comments

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Nell’ultimo articolo abbiamo cercato di immaginare come sarà il futuro delle università. Non è stato semplice rispondere, ma guardando attentamente i trend dell’offerta formativa e dei suoi cambiamenti di questi ultimi anni, abbiamo cominciato ad abbozzare un quadro abbastanza realistico. Quello che è importante fare è estendere l’argomento cercando di capire come potrà evolvere l’offerta formativa.

Abbiamo precedentemente analizzato quali sono le tipologie di corsi di laurea in aumento (puoi leggere l’articolo qui). E abbiamo visto che ne escono vincitrici le lauree magistrali che hanno tassi di crescita più alti rispetto alle triennali e a quelle a ciclo unico. Questo dipende dalle richieste del mercato del lavoro: ad oggi sono sempre più necessarie figure professionali con competenze specializzate.

Se invece rivolgiamo la nostra attenzione a quali discipline hanno acquisito maggiormente peso all’interno dell’offerta formativa negli ultimi 5 anni, nella top 15, troviamo corsi di laurea che non ci saremmo mai aspettati di trovare, come quelli in Giurisprudenza, Psicologia, Scienze Politiche e Sociologia. In 5 anni sono stati aggiunti 88 corsi di laurea in queste discipline.

 

Al contrario, nell’area di Progettazione e amministrazione di database e reti, che include i corsi di Cybersecurity e di Data Science, due ambiti sempre più richiesti nel mercato del lavoro, sono stati aggiunti solamente 22 corsi.

l'immagine presenta due barre che rappresentano gli 88 corsi in giurisprudenza , piscologia, socioloogia e scienze politiche e la barra che rappresenta 22 corsi in cybersecurity e data science

E se approfondiamo a livello regionale la situazione è ancora più preoccupante: i corsi di CyberSecurity e Data Science sono ancora assenti in ben sei regioni (parliamo della Basilicata, della Calabria, del Friuli Venezia Giulia, della Liguria, dell’Umbria e della Valle D’aosta) e sottorappresentati in tre (Emilia Romagna, Sicilia e Toscana).

 

Il quadro che viene fuori da questi dati, non è molto rassicurante 

Il mondo del lavoro ha bisogno di persone competenti e specializzate negli ambiti che appartengono alle cosiddette STEM come ad esempio la Cybersecurity.

Però i corsi universitari, che dovrebbero formare quelle persone, non sono ancora sufficienti a coprire questa domanda. Il problema deriva dal fatto che si attivano con più facilità nuovi corsi in quegli ambiti dove ci sono più persone laureate, come ad esempio Psicologia, scienze politiche e Giurisprudenza. In queste discipline è molto più probabile che le laureate e i laureati diventino la nuova docenza universitaria.

Di conseguenza non solo è già molto difficile per le aziende reclutare persone competenti in ambito STEM, ma lo è ancora di più per le università che vogliono attivare nuovi corsi in questi ambiti: probabilmente, la mancanza di professori e professoresse sta bloccando la creazione di nuova offerta formativa in ambito STEM.

 

Un nuovo divario: il professors gap

Oltre ai già conosciuti skills gap e allo skills mismatch ce n’è un altro: lo abbiamo chiamato professor gap.

Lo skills gap riguarda la mancanza di persone laureate in specifici ambiti – per fare un esempio concreto: il mercato del lavoro ha bisogno di più laureati in informatica di quanti ne produca il sistema universitario.

Lo skills mismatch è dovuto al disallineamento delle competenze nonostante la presenza di professionisti –  per fare un esempio concreto: avrei bisogno di persone laureate in informatica che sappiano programmare in Phython ma queste conoscono solamente il linguaggio Java.

Professors gap, skills gap e skills mismatch sono causati dalla velocità con cui evolve la richiesta di competenze da parte del mondo del lavoro: chi le acquisisce non fa in tempo a trasmetterle in un corso di laurea che spesso diventano obsolete. Non si riesce a tenere il passo veloce della Digital Transformation.

 

Come accorciare questi divari? 

Queste riflessioni nascono dopo aver analizzato approfonditamente lo stato delle università italiane attraverso Discovery, la nostra banca dati con la quale cui forniamo alle università insights di valore per migliorare il loro posizionamento, individuando i loro punti di forza e i problemi su cui è necessario intervenire.

C’è una domanda a cui dobbiamo riuscire a rispondere: come è possibile interrompere quello che abbiamo chiamato professors gap che probabilmente va ad alimentare lo skills gap e lo skills mismatch?

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