Un nuovo modello di università?

By: Sofia Alessandra Leone0 comments

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Non è facile dire con certezza come sarà l’università che si troveranno a frequentare le ragazze e i ragazzi nei prossimi anni e quale offerta formativa ci sarà per loro. Ma ci sono alcuni trend attraverso i quali possiamo intravedere un futuro possibile.

Quello che facciamo da sempre in Talents Venture è analizzare approfonditamente lo stato delle università italiane. Ci interessa individuare i loro punti di forza e, allo stesso tempo, capire su quali aspetti è invece necessario intervenire.

Attraverso le analisi realizzate per Discovery, la nostra banca dati con la quale cui forniamo alle università insights di valore per migliorare il loro posizionamento, abbiamo rilevato alcuni importanti dati su come sta cambiando l’offerta formativa da cui possiamo partire per capire come sarà l’università nel futuro.

 

Un’analisi dettagliata

Il primo dato attesta l’aumento complessivo dell’11% dell’offerta formativa negli ultimi 5 anni. In questa espansione, i corsi di laurea magistrale sono stati quelli a crescere più rapidamente, fatto che ci è sembrato del tutto coerente con la generale preferenza che le imprese hanno per le persone con livelli di formazione più elevati e a maggiore specializzazione.

Ma se osserviamo bene, questa crescita non è stata omogenea in tutta Italia: negli atenei del Nord ci sono stati segnali di un minore interesse per le lauree triennali e per quelle a ciclo unico visto che la velocità con cui queste due tipologie di percorsi didattici sono cresciuti è minore della media italiana: parliamo del 5% per il nord contro l’8% di media per tutta la nazione.

Un ultimo dato di sicuro interesse riguarda le università telematiche. Nonostante rappresentino ancora una piccola fetta dell’offerta universitaria (poco più del 3% del totale), questi atenei stanno cambiando velocemente e la crescita dei corsi è a doppia cifra (13,4% annuo negli ultimi cinque anni). Questo ampliamento della didattica telematica si concentra maggiormente sulla strutturazione di corsi triennali.

Come migliorare?

Le università che decideranno di specializzarsi nelle lauree triennali dovranno puntare su due fattori critici di successo:

  • la specializzazione per classe di laurea. Ogni ateneo dovrebbe avere l’ambizione di offrire il miglior corso di laurea in una materia specifica che spinga le persone a traferirsi in quel contesto. Per fare un esempio pratico: se voglio studiare chimica dovrò trasferirmi a Rende perché l’Università della Calabria sarà diventa il polo di eccellenza in Italia per la chimica;
  • il secondo fattore critico di successo riguarda un rapido ingresso nel mercato del lavoro. Ad oggi, se escludiamo le facoltà sanitarie, solamente il 27% dei laureati triennali lavora ad un anno dalla laurea. Detto in altre parole, una laurea triennale non consente di accedere al mercato del lavoro. Per questo riteniamo che avranno successo quegli gli atenei che si focalizzeranno nel costruire corsi di laurea triennali che permettono di trovare lavoro perché trasmettono competenze immediatamente spendibili sul mercato del lavoro (come ad esempio l’utilizzo di determinati software).

 

A seconda di chi deciderà di puntare su questi fattori critici di successo potremmo trovarci di fronte a scenari diversi:

  • il primo in cui il ruolo delle università telematiche diventa sempre più preponderante nell’offerta delle lauree triennali;
  • il secondo in cui, specifiche tipologie di università tradizionali (magari quelle del Sud) si specializzano nell’offerta di lauree triennali, mentre altri atenei (quel del Nord) saranno più focalizzati nelle lauree magistrali, post-laurea e dottorati.

 

E voi cosa ne pensate? Quale modello didattico può apportare più valore al sistema universitario e al mercato del lavoro?

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