THE ottobre 2022

By: Sofia Alessandra Leone0 comments

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Orientamento in ingresso: i numeri migliorano, ma per oltre la metà degli studenti e delle studentesse è difficile orientarsi tra i corsi di laurea disponibili

Ecco i risultati dell’indagine realizzata su un campione di 800 studenti e studentesse iscritti al 4° o 5° anno di scuola superiore di secondo grado propensi a iscriversi all’università

 

In occasione dell’uscita del 4° Report della serie Discovery, il nostro prodotto di data intelligence dedicato alle Università, abbiamo aperto a tutti e tutte la partecipazione al Webinar live su Zoom venerdì 21 ottobre alle 11 in cui presentiamo i principali risultati emersi.

C’è ancora tempo per registrarsi a questo link: ti aspettiamo!

 

DI COSA PARLEREMO IN QUESTO 4° WEBINAR DISCOVERY?

Gli sforzi degli atenei per migliorare l’orientamento in ingresso stanno dando frutti, ma la scelta degli studenti e delle studentesse sembra ancora insufficientemente informata ed eccessivamente slegata dagli sbocchi occupazionali.

 

Per questo motivo, venerdì 21 ottobre alle 11, all’interno del Webinar di presentazione dedicato alla nostra banca dati Discovery, mostreremo i risultati della ricerca che abbiamo realizzato su ragazze e ragazzi iscritti al 4° o 5° anno di scuola superiore di secondo grado propensi a iscriversi all’università.

 

CONTESTO

Nell’ultimo decennio il tasso di abbandono dei corsi di laurea è migliorato significativamente, a testimoniare una maggiore attenzione delle Università per l’orientamento in ingresso. Tuttavia, i numeri raggiunti non sono ancora pienamente soddisfacenti e il numero di giovani iscritti all’università è inferiore a quello di molte economie europee.

 

 

PERCHÉ È IMPORTANTE PARLARNE

Un orientamento inefficace comporta costi per atenei e famiglie. Per contro, investire sull’orientamento consente a un ateneo di ottenere:

  1. un aumento del numero di iscritti;
  2. una diminuzione delle spese sostenute per la formazione di studenti che poi non proseguono nel percorso;
  3. una diminuzione del numero di studenti fuori corso;
  4. un miglioramento del tasso di placement degli studenti in uscita.

 

Questi risultati sono rilevanti anche per:

  1. le famiglie, che partecipano alle spese sostenute per la formazione;
  2. le imprese, che hanno interesse ad accogliere laureati in corso e con competenze utili al proprio sviluppo;

 

I RISULTATI PRINCIPALI

La ricerca “Cosa fare (e cosa non fare) per attrarre studenti” è la quarta pubblicazione all’interno della banca dati Discovery, e approfondisce i temi legati alla scelta del percorso universitario e all’orientamento in ingresso, partendo da alcune considerazioni:

 

  1. dei diplomati e delle diplomate nelle scuole secondarie di II grado, solo la metà (51,4%) si iscrive all’università. È un dato in crescita dal primo anno di rilevazione (il 2013, in cui era pari al 49,7%), ma permangono margini di miglioramento;
  2. i corsi di laurea triennali registrano al 2° anno una perdita di iscritti del 15% rispetto al 1° anno. Anche in questo caso, i numeri in passato erano più alti (23,7% nel 2010/2011), ma è necessario ridurre ulteriormente le perdite.

 

Per individuare le criticità che caratterizzano la scelta del percorso universitario e gli spazi di miglioramento per le attività di orientamento in ingresso, abbiamo realizzato un’analisi campionaria su ragazzi e ragazze degli ultimi due anni delle scuole superiori propensi a iniziare l’università. Abbiamo trovato che:

 

  1. uno studente su quattro (26%) prova solo stati d’animo negativi nella scelta del proprio percorso universitario. Il 30% degli intervistati dichiara di sperimentare ansia;
  2. oltre la metà degli studenti (54%) trova difficile orientarsi tra le offerte universitarie disponibili;
  3. La scelta dell’università è consumata eccessivamente in famiglia: solo il 16% dei ragazzi dichiara di farsi aiutare dai propri professori della scuola superiore nella scelta del proprio percorso universitario, e solo il 7% dichiara di affidarsi a professori universitari dei percorsi di interesse per lo studente. Il 37% dichiara invece di affidarsi ai familiari;
  4. Le passioni guidano la scelta: il 59% degli studenti si interessa a corsi che trattano i temi a cui sono appassionati. Solo il 21% indica i possibili sbocchi lavorativi tra i motivi della scelta del percorso universitario;
  5. Alcuni strumenti di orientamento funzionano particolarmente bene: la partecipazione a lezioni universitarie da seguire prima della scelta del percorso universitario è ritenuta utile dall’80% dei ragazzi;
  6. Non tutti i canali di comunicazione funzionano. Guardando ai social, gli studenti vorrebbero ricevere le informazioni su Instagram (indicato dal 90% dei rispondenti) e TikTok (57%). Facebook, il canale più diffuso presso le università, è indicato solo dall’11%;
  7. L’importanza delle lezioni online: per oltre il 50% degli studenti che si iscrivono all’università è importante la disponibilità di lezioni online.

 

LE CONCLUSIONI

Di fronte a un futuro in cui (i) aumenteranno gli investimenti delle università per attrarre studenti, (ii) nuovi player (anche esteri) entreranno nel mercato dell’istruzione e (iii) la popolazione studentesca tenderà a diminuire a seguito del declino demografico, un orientamento in ingresso efficace sarà uno strumento strategico indispensabile per gli atenei.

 

Nel 4° Report di Discovery “Cosa fare (e cosa non fare) per attrarre nuovi immatricolati” sono esposti e analizzati tutti i risultati dell’indagine condotta su un campione significativo di 800 studenti iscritti al 4° o 5° anno di scuola superiore di secondo grado propensi a iscriversi all’università.

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