Cosa c’è nel futuro delle università italiane?

By: Angelo Rossi0 comments

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Quattro rischi per le università italiane

In questo anno di pandemia ci si è domandati spesso quale potrebbe essere l’evoluzione del modello di istruzione universitaria. Nel giro di poche settimane le università italiane si sono trovate a dover digitalizzare la didattica. Ma un conto è la gestione dell’emergenza ed un altro la nuova normalità.

Cosa c’è nel futuro delle università italiane? Purtroppo, non abbiamo la sfera di cristallo per rispondere a questa domanda. La pandemia è stata una minaccia che gli atenei non potevano aspettarsi ma, nonostante ciò, hanno saputo rispondere in maniera egregia.

Il lavoro però non è finito. Riteniamo che ci siano quattro sfide che le università italiane dovranno fronteggiare per definire il proprio futuro.

La prima è la demografia. Così come abbiamo già raccontato in uno dei nostri articoli blog, in un trend di crisi demografica dei giovani italiani, sarà fondamentale ridurre la dispersione scolastica e lavorare sull’orientamento universitario per aumentare il tasso di diploma ed il tasso di passaggio all’università.

Il secondo rischio, ma anche opportunità, riguarda l’innovazione della didattica. A parità di canale attraverso il quale viene erogato il servizio istruzione (lezioni online), la competizione sarà sempre più basata sulla qualità dei contenuti e degli insegnanti. Strettamente legata a questa tematica è l’ingresso dei grandi players della tecnologia nel mondo dell’education. Secondo Scott Galloway, professore alla Stern    School of Business, dell’Università di New York, i players del big tech, dovendo sostenere valutazioni di borsa sempre più elevate, dovranno aggredire mercati più grandi e realizzare margini più elevati. Ecco perché, secondo Galloway, Google, Facebook, Apple, Amazon e Microsoft non hanno altra scelta che entrare nel mercato dell’education ed in parte hanno già iniziato a farlo.

L’internalizzazione è la terza delle sfide e possiamo intenderla in due modi: uno votato alla competizione per aumentare gli iscritti stranieri (sul modello statunitense ed anglosassone) ed uno votato alla cooperazione come si sta facendo con la creazione di università europee. Quest’ultima strada è sicuramente più interessante per il mercato europeo. Il modello della competizione è però favorito dalle innovazioni alla didattica in quanto, in futuro, uno studente potrebbe frequentare un ateneo statunitense dalla sua camera di una provincia italiana e recarsi negli Stati Uniti solamente per un breve periodo dell’anno.

L’ultima sfida riguarda lo sviluppo tecnologico e l’impatto che questo sta avendo sul mercato del lavoro. Le rivoluzioni industriali sono più frequenti e durano meno. La conoscenza diventa presto obsoleta. Forse, serviranno continui ritorni all’istruzione nel corso della vita, per rispondere con flessibilità e velocità ai continui cambiamenti tecnologici.

Demografia, innovazione alla didattica ed ingresso dei big tech, internazionalizzazione e obsolescenza della conoscenza: queste sono le quattro sfide che possono portare opportunità e rischi al mondo delle università italiane.

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